Egregio direttore, ringrazio Ivano Pietrolungo per aver dialogato con me sulla questione del limite dei mandati di sindaci e presidenti di Regione. Innanzitutto precisiamo la ‘svista’ sui sindaci coinvolti nel limite dei due mandati. Tale limite riguarda meno del 10% dei sindaci, cioè solo quelli di comuni con più di 15 mila abitanti (in tutto sono 730 ) perché dal 2024 tale limite non esiste per la maggior parte dei sindaci (5.521 sindaci dei comuni con meno di 5 mila abitanti sul totale dei 7.896 sindaci italiani), mentre per 1.645 sindaci dei comuni tra 5 e 15 mila abitanti il limite dei mandati è salito a tre. Siamo in presenza di una norma che vale solo per il 9% dei sindaci italiani!
Tale norma sul limite dei due mandati riguarda, dunque, solo i 20 presidenti di Regione e 730 sindaci su un totale di ben 7.896 sindaci italiani. Si tratta di una norma chiaramente discriminatoria che l’Anci contesta da sempre, come ha recentemente ribadito il sindaco di Napoli che è anche presidente nazionale dell’Anci. In nessun Parse europeo esiste una norma simile.
Nella cosiddetta Prima Repubblica non è mai esistita una tale norma che è figlia di una sciagurata stagione politica inaugurata negli anni ’90 del secolo scorso che ha criminalizzato le funzioni pubbliche in funzione, da una parte di una presunta volontà di combattere la corruzione, e dall’altra di banalizzarle sostenendo l’irrilevanza della esperienza politica in nome di un nuovismo qualunquista e antipolitico. Sulla durata dei mandati, vi è stato già un ripensamento portando da quattro a cinque anni di mandato dei sindaci e dei Consigli comunali.
Quanto al Presidente della Repubblica, la durata del mandato è più lunga: dura sette anni e per questo sino a Napolitano e Mattarella nessun Presidente è stato mai confermato. Gli ultimi due invece sono stati rieletti, pur essendo molto anziani, per un secondo mandato. Mattarella farà per 14 anni il Presidente della Repubblica. E per l’Italia è un bene perché la stabilità è un segno di forza dello Stato.
E allora perché insistere solo con 20 presidenti e 730 sindaci con una norma discriminatoria e senza senso? Il rinnovamento generazionale può e deve essere promosso da partiti popolari e radicati nel territorio attivando formazione politica e militanza di base. Non esistono scorciatoie alla fatica preliminare del volontariato politico di base. Senza un retroterra di militanza di base ed esperienza amministrativa, c’è solo un arrembaggio agli incarichi tipico dell’epoca attuale caratterizzata da passioni tristi e pressappochismo culturale. Tutto ciò deriva dall’assassinio politico dei partiti di cui la fine del finanziamento pubblico è stata una delle cause scatenanti così come le leggi elettorali anticostituzionali che dal 2006 regolano la elezione (o meglio la nomina) dei parlamentari. La politica è una cosa troppo seria, che richiede la massima partecipazione popolare e non ammette norme stupidamente discriminatorie.
Gianni Melilla, presidente emerito Consiglio regionale d’Abruzzo