ESPOSIZIONE CURATA DAL LIBRAIO ANTIQUARIO ANDREA TOMASETIG
Una mostra per celebrare l’acquisizione della collezione Pavese. A Milano, negli spazi della Fondazione Biblioteca di via Senato, ha trovato casa la collezione Claudio Pavese dedicata ai libri Einaudi 1933-1983: 4.343 libri e riviste, raccolti nel corso di vari decenni, che documentano la produzione della più importante casa editrice italiana dal punto di vista culturale e della grafica editoriale. L’artefice dell’impresa bibliofila è il torinese Claudio Pavese (nessuna parentela con lo scrittore), che ha saputo coniugare tra loro doti diverse: la competenza sui contenuti editoriali insieme alla conoscenza di prima mano dell’evoluzione della grafica editoriale Einaudi, modello di riferimento in Italia e non solo. Il tutto accompagnato da passione e metodo volti alla ricerca delle rarità e degli esemplari migliori. La collezione è un unicum organico senza eguale e ora è consultabile da studiosi e semplici appassionati. La Fondazione celebra l’evento con una mostra (28 novembre-7 dicembre), curata da Andrea Tomasetig, di 22 litografie originali.
La collezione, che si configura come unica per importanza e completezza, comprende 4.343 volumi con tutte le 92 collane (a puro titolo di esempio, i “Coralli”, la “Collana viola”, i “Gettoni”, i “Libri per ragazzi”, “Einaudi Letteratura”, “Centopagine”, “Tantibambini”, ecc.). Quelle più importanti sono complete di tutto il pubblicato, le altre sono ben rappresentate. Sono, inoltre, presenti le collane sperimentali che hanno avuto la vita breve di un solo volume, forse quelle meno conosciute. E, ancora, le 20 riviste edite nel corso degli anni, anche quelle addirittura mai citate nel catalogo storico Einaudi del 1983. L’attenzione è stata sempre duplice. Da una parte rivolta agli sviluppi estetico-formali del libro: il racconto meticoloso di ogni svolta grafica, di ogni “creazione” stilistica, periodo per periodo, collana per collana, per descrivere quella che Claudio Pavese chiama “la bellezza di una casa editrice che si rinnova sempre”. Dagli “eroici” anni Trenta debitori della lezione razionalista di Frassinelli – passando per le sovraccoperte “dipinte” di Francesco Menzio, l’apporto degli artisti di “Corrente”, il costruttivismo di Max Huber e Albe Steiner – fino all’ultima gloriosa lunga stagione di Bruno Munari e all’arrivo del giovane Giulio Paolini. L’altro aspetto indagato sono le grandi scelte editoriali in termini di contenuti in un’ottica internazionale, dalla letteratura alle arti, dalle scienze alla saggistica e ai libri per bambini e ragazzi, volumi su cui si sono formate generazioni di lettori.
Vi sono, infine, numerose sezioni speciali, tra cui si segnalano quelle dedicate al contesto cultural editoriale torinese delle origini (da Gobetti a Slavia, da Ribet a Frassinelli) e a quello italiano degli anni Trenta e Quaranta, ai libri radiati dal catalogo perché stampati su pressione del regime fascista o all’epoca del commissariamento durante la RSI, alla storia del marchio con l’origine del celebre struzzo e alla comunicazione dentro e fuori le librerie. Vicende spesso ricostruite nei vari libri che Claudio Pavese come studioso ha pubblicato negli anni.
La Fondazione ha acquisito i 4.343 libri e riviste della celebre collezione di Claudio Pavese
L’annuncio di questa importante acquisizione, sempre negli spazi della Fondazione di via del Senato, avviene con l’esposizione – curata dal libraio antiquario Andrea Tomasetig, artefice anche della destinazione milanese della collezione – della cartella “fantasma” di Giulio Einaudi con 22 litografie originali di grande qualità, stampata nel 1950 in soli 50 esemplari e destinata a selezionati omaggi in occasione della coeva Biennale. In mostra a Milano, dal 28 novembre al 7 dicembre, sono esposte tutte le grafiche, due per ognuno degli undici artisti presenti: Afro, Birolli, Bordoni, Cassinari, Mirko, Moreni, Morlotti, Pizzinato, Santomaso, Treccani, Vedova. Giulio Einaudi con la cartella di litografie dei maggiori artisti emergenti dell’epoca, legati per lo più all’astrattismo, si inserisce nell’intenso dibattito artistico di quegli anni, privilegiando la linea dell’astrazione anziché del prevalente realismo. Non solo, compie allo stesso tempo un’operazione di promozione internazionale della giovane arte italiana. La cartella esposta – di assoluta rarità, ignota perfino alla casa editrice e mai apparsa nella sua interezza sul mercato antiquario – illumina una vicenda rimasta fino ad oggi in ombra e conferma la statura di un editore ambizioso e indipendente.
Per concludere, l’avvenuta acquisizione della collezione è un segnale positivo per l’intero mondo del libro e della cultura e conferma Milano come il principale centro di conservazione e studio della grande storia editoriale del Novecento italiano.
Giulio Einaudi davanti al celebre struzzo simbolo della casa editrice (foto Giovanni Giovannetti)