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Produttività e salario, la versione di Antonio d’Annibale

31 Agosto 2024 da Redazione

IL LIBRO DEL MANAGER ABRUZZESE E LA RECENSIONE DI FEDERICO MIONI DIRETTORE DI FEDERMANAGER ACADEMY

Dal taglio del personale alla valorizzazione (spesso mancata) delle persone. Antonio d’Annibale, manager di lungo corso ed elemento di spicco di Federmanager Abruzzo e Molise, ci guida, con il suo libro – Produttività e salario e non solo (Etabeta) – frutto di tante esperienze vissute sul campo, all’analisi di un tema non ancora ben compreso in Italia, la produttività. Di seguito, pubblichiamo la recensione di Federico Mioni, direttore di Federmanager Academy e docente nei master IULM e
Università Cattolica.

***

Antonio d’Annibale è uno di quei manager che hanno maturato una grande esperienza, in tutte le principali economie del mondo, e vogliono ora “restituire” alcune di quelle che vengono chiamate lesson learned, lezioni apprese con l’esperienza e la gestione diretta dei problemi. In un libro agile e scritto in modo gradevole e molto chiaro, con episodi vissuti che spiegano in un attimo concetti e modelli manageriali, questo ingegnere partito nell’industria automotive e passato anche per altri settori importanti, ci accompagna nell’analisi di un tema spesso sottovalutato in Italia, la produttività.
Fin dall’inizio, egli contesta il fatto che per ottenere questo obiettivo si ricorra quasi sempre a tagli di personale e altre forme puramente difensive sul fronte costi, rinunciando allo sviluppo di nuovi processi e senza ricorrere al fattore più economico di tutti: la valorizzazione delle persone, con quella che è la parola guida di tutti i capitoli del libro, ovvero il coinvolgimento. Questo concetto viene declinato con una quindicina di esperienze raccontate in modo semplice ed efficace, e viene messo in connessione con concetti classici del management anni ’80 e ’90, che però sono ancora essenziali.
In questo modo, si impara in un attimo cosa sia ad esempio la FMEA (l’analisi basata sulle modalità di errore e sugli effetti prodotti), o lo SMED (il cambio di attrezzaggio e setting per una fase di produzione che segue un’altra, da farsi con l’espressione simbolica di un “Single Minute”, o quell’impegno generalizzato per una manutenzione produttiva, e non abitudinaria o generica, che viene chiamata TPM (Total Productive Maintenance). Si tratta di concetti molto basati sul modello
giapponese, paese in cui d’Annibale ha avuto varie esperienze che sono qui narrate, e certamente sono concetti che possono sembrare datati, nell’era di Industry 4.0 e anche 5.0, col ricorso all’Intelligenza artificiale.
Questi elementi e metodologie, fortunatamente diffuse negli ultimi anni, vengono richiamati nella parte finale, ma non è questo il libro in cui si trova una trattazione di essi. Quel che vorremmo però sottolineare è che i concetti trattati dall’autore rimangono necessari per chi voglia lavorare nel manifatturiero o nella consulenza per questo macroambito, e sono necessari, soprattutto, per due categorie di persone:
– per i neolaureati in Economia o Ingegneria e altre discipline, che si formano sull’economia digitale ma non hanno idea di come funzionino realmente le cose in un’azienda manifatturiera;
– per alcuni manager di oggi o per quei consulenti tutti orientati al marketing e al digitale, alla finanza e agli algoritmi, che però non hanno mai visto un impianto o un macchinario, e che non sanno quanto sia importante il tempo di resetting dell’attrezzaggio, o che non hanno mai visto gli scarti (il famoso Muda della Lean Production e del modello Toyota). Chi scrive questa breve recensione è molto consapevole del ruolo nell’economia di oggi dei cosiddetti intangible assets (dal brand alla reputation, dai brevetti a certi indicatori non materiali), ma girando centinaia di aziende ha imparato sempre qualcosa, osservando altri asset che sono estremamente tangible, con una fisicità evidente: fra i tanti casi, si pensi ai pezzi riusciti bene e
quelli graffiati, o ai magazzini intasati a differenza di quelli che hanno una continua circolarità. Per quelle due categorie di persone, sicuramente preparate, il racconto ad esempio della produzione di lunotti per auto è istruttivo, così come, sempre in questo libro, lo è il tema ricorrente del coinvolgimento delle persone come primo fattore della produttività, con l’investimento in
formazione e motivazione di quello che è il primo capitale delle imprese, che è appunto il capitale umano.
Questa filosofia arriva al punto che, per l’autore, il vero obiettivo del manager è quello di far godere il lavoro ai singoli collaboratori, facendo scoprire il valore del lavoro accurato che si può decidere di svolgere. Questo mi ha fatto venire in mente quanto uno dei più grandi allenatori/dirigenti della storia del calcio, sir Alex Ferguson del Manchester United, diceva nello spogliatoio prima dell’inizio delle partite più delicate. Ferguson non pompava altra pressione nei giocatori, ma diceva enjoy your game, godetevi la vostra partita. Ovviamente lavorare in una metalmeccanica non è come giocare nel Manchester United, ma la gran parte di noi persone normali può avere, ugualmente, una bella partita da giocare sul proprio posto di lavoro, che sia nel
manifatturiero o in un’azienda di servizi, e allo stesso modo nel settore pubblico.

Archiviato in:Cultura e Arte, Economia Contrassegnato con: Antonio D'Annibale, Federico Mioni, Federmanager Abruzzo e Molise, Federmanager Academy

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