di Ernesto Grippo*
Nella coda dell’ennesima torrida estate, il consiglio comunale di Pescara propone di attivare la procedura per chiedere l’esercito in città per combattere la criminalità. Si tratta di una certificazione: la sicurezza urbana integrata non ha funzionato. Il Comune in primis ammette che il corpo di Polizia locale, nonostante i suoi 160 uomini, non è stato all’altezza, tanto da non riuscire ancora ad attivare il servizio notturno. Ma prefetto e questore responsabili della pubblica sicurezza e dell’ordine pubblico sono d’accordo con questa ammissione di impotenza? Alcune premesse sono doverose.
L’operazione Strade sicure nasce nel 2008 per situazioni di particolare gravità, attribuendo ai militari in servizio la qualifica di agente di pubblica sicurezza estendo la facoltà prevista dalla Legge 152 del 1975, la cosiddetta Legge reale. I militari impegnati possono, in caso di necessità e urgenza, identificare immediatamente e perquisire sul posto, al solo fine di accertare l’eventuale possesso di armi, esplosivi e strumenti di effrazione, le persone il cui atteggiamento e la cui presenza, in relazione a specifiche circostanze di tempo e di luogo, appaiono non giustificabili. Benissimo. Questa facoltà è attribuita a tutti gli agenti di Polizia locale, della Polizia di Stato e così via.
Il Consiglio comunale sarebbe dovuto partire dalla disponibilità dei dati, almeno degli ultimi cinque anni, forniti dai vertici delle forze di polizia e dalla polizia locale, in modo da comprendere l’efficacia e l’efficienza delle forze in campo. Spiace aver constatato che di queste attività, che dovrebbero essere quotidiane, senza soluzione di continuità, se ne siano viste poche, pochissime,
Ricordiamo anche che le suddette forze di polizia hanno a loro disposizione altri istituti, come l’art. 4 del Testo unico delle Legge di pubblica sicurezza e l’art.11 della legge 191 del 1978 per effettuare fermi di identificazione ei rilievi segnaletici di persone pericolose o sospette. Tutte attività che si concretizzano in posti di controllo in ogni angolo della città, in identificazioni di persone in bici e appiedate.
Questi numeri ci mancano e sono mancati nel dibattito di pancia tenutosi in consiglio comunale. La votazione a grande maggioranza per chiedere l’esercito è stata condivisa da parte dell’opposizione anche, ovviamente, da chi come Pettinari l’ha sempre sostenuta. A torto. Perché questa ultima chiamata per restituire vivibilità a Pescara è una risposta di pancia a un problema da troppo tempo trascurato da troppe istituzioni, anche da coloro che continuano a rassicurare senza averne consapevolezza.
Il tema della criminalità, micro e macro, trova terreno fertile in una città che si colloca al primo posto in Italia per consumo di droghe, dove l’alcol scorre a fiumi e la movida appassiona più di quanto dovrebbe.
Se il consiglio comunale si dedicasse di più alle politiche sociali, alla promozione capillare dello sport, alla promozione culturale e al rispetto del ciclo veglia sonno dei propri cittadini, saremmo già molto avanti. La tanto decantata città smart si potrebbe cominciare ad accantonare per dare spazio a una città slow. Un’inversione di rotta che non richiede l’esercito, ma un cambio di passo culturale che deve essere interpretato e declinato da una classe politica profetica. Quella che chiede l’Esercito, invece, si fatica ad inquadrarla in questa categoria. E, poi, il sindaco Masci ha il dovere di rendicontare ai cittadini il lavoro quotidiano della sua Polizia locale, così come prefetto e questore lo devono per le loro forze a disposizione . Non operazioni straordinarie, che sono sempre benvenute se necessarie, ma lavoro quotidiano e report quotidiano. Numeri che darebbero contezza della grande fatica di uomini e donne delle forze di polizia, spesso vanificata da una legislazione carente anche con questo governo. Numeri che farebbero emergere inefficienze da affrontare ed eliminare.
Comandante Polizia locale Roseto degli Abruzzi