di Gianni Melilla*
Marsilio ha vinto le elezioni regionali, a lui vanno gli auguri di buon lavoro in una fase non certo facile del nostro Abruzzo. D’Amico esce a testa alta con uno schieramento ampio e un risultato che tranne la provincia dell’Aquila, non è lontano da quello di Marsilio. E anche a lui i migliori auguri per la sua azione di capitano della opposizione all’Emiciclo dell’Aquila.
Deludente l’affluenza al voto, addirittura inferiore a quella di 5 anni, tranne che nella provincia dell’Aquila. Si tratta della più bassa affluenza in una elezione regionale nella storia dell’Abruzzo. L’astensionismo ha deciso il risultato.
Il vero punto di forza di Marsilio è stata la parte interna dell’Abruzzo, quella montana e collinare in cui vive disseminata in centinaia di piccoli e medi comuni la maggioranza della popolazione abruzzese. Grazie a loro Marsilio stravince in provincia dell’Aquila e in particolare nella Marsica, nella Valle Peligna e nell’Alto Sangro, e di misura vince nelle province di Pescara e Chieti mentre perde nella sola provincia di Teramo.
All’opposto D’Amico ha il suo punto di forza sulla costa dove vince in varie città bagnate dal mare a partire da Pescara (il comune abruzzese più grande), Vasto, Giulianova, Roseto, Pineto.
Ora deve prepararsi ad un lavoro di opposizione e controllo in Consiglio regionale, che considero importante come quello del governo. Se si fa bene l’opposizione si prepara meglio l’alternativa di governo tra cinque anni. Probabilmente le distinte e conflittuali opposizioni di centrosinistra e del M5s nella passata legislatura regionale, questo lavoro di controllo e di opposizione non lo hanno fatto bene. Del resto la leader del M5S Marcozzi è passata armi e bagagli in Forza Italia… Mentre l’altro leader del M5s Pettinari si appresta ad una corsa solitaria e fuori dal M5s alle prossime elezioni comunali di Pescara.
Tra i partiti nel centrodestra il risultato migliore lo fa Forza Italia e naturalmente Fratelli d’Italia (che però scende rispetto alle politiche) mentre la Lega continua il suo verticale declino.
Nel campo del centrosinistra, il risultato migliore lo fa il Pd, bene anche la lista civica Abruzzo Insieme di D’Amico mentre il M5s subisce un tracollo che spiega in gran parte la sconfitta di D’Amico.
Il voto è figlio della dialettica politica abruzzese e fotografa lo stato attuale dei rapporti di forza tra destre e sinistre.
La politicizzazione ha aiutato il centrodestra soprattutto in provincia dell’Aquila che si configura come una roccaforte di Fdi e Fi ( più la provincia però che il capoluogo dove nonostante il Sindaco Biondi , Fdi è sorpassato dal Pd).
Le zone interne e montane chiedono “protezione” al potere politico nazionale, come da tradizione ormai secolare.
Lo scarso radicamento del centrosinistra nei comuni medi e piccoli è un nodo strategico. Nelle città grandi c’è il voto di opinione a supplire la chiusura di sezioni e circoli del centrosinistra.
Nella smisurata e maggioritaria periferia collinare e montana abruzzese, invece contano le amministrazioni comunali e le vecchie sezioni. La politica si deve fare nei cinque anni da una elezione e l’altra, e non nei due mesi prima delle elezioni.
Grave è l’elezione di sole tre donne su 30 consiglieri. Il 10% di elette, ma le donne sono più del 50% e dunque siamo in presenza di un vero e proprio abuso di rappresentanza. Brucia particolarmente che nel campo del centrosinistra nessuna donna sia stata eletta. Le tre elette sono una del M5s e due del centrodestra. Una ferita alla democrazia su cui urge riflettere e cambiare registro. Il voto del 10 marzo è un bagno di realtà, speriamo salutare e istruttivo per tutti.
*Presidente emerito Consiglio regionale d’Abruzzo