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Le maglie troppo larghe del Codice degli appalti

19 Febbraio 2024 da Redazione

La premessa è che al Comune di Pescara gli appalti dal 2021 al 2023 sono andati sotto la lente d’ingrandimento dell’Autorità nazionale anticorruzione. Su 289 appalti, ben 261 sono stati affidamenti diretti, che la Legge consente per importi sino a 140.000 euro per beni e servizi e 150.000 euro per lavori, purché ci sia il requisito dell’esperienza adeguata dell’affidatario.

E ora cominciamo un ragionamento che, si badi bene, non è affatto tarato sul comune di Pescara, ma sui comuni di tutta Italia. Il Codice degli appalti, con la scusa della sburocratizzazione, sta diventando sempre più una prateria da cavalcare per aziende poche serie, dirigenti incapaci o corrotti e politici conniviventi o incapaci.  Non si può che rimpiangere il passato, quando il ricorso a tre preventivi era una regola anche per importi minimi. Si ribatteva che i tre preventivi potessero essere ‘guidati’, ma certamente tre ditte erano messe in potenziale competizione.

Oggi, invece, si può affidare l’appalto direttamente all’impresa purché sia iscritta al Mercato elettronico della Pubblica amministrazione. E’ facilissimo ottenere l’iscrizione. Poi, tramite trattativa diretta, a un prezzo già concordato, l’appalto viene affidato e il gioco è fatto.

Nessun ribasso, nessuna trattativa, ma una proposta unilaterale accettata sulla base di conoscenza personale, amicizia tra i dirigente e la ditta, intuito del dirigente, a casaccio. Tutte metodologie, lo dice anche il buon senso, poco consone alla gestione dei soldi pubblici.

Ipotizzare l’ingerenza della politica è lecito? Se fosse vero, allora i dirigenti sarebbero venuti meno alla loro autonomia e si dovrebbero considerare non raggiunti i loro obiettivi di performance, che contengono in primis gli obiettivi per l’Anticorruzione e tra questi uno è il principio di rotazione degli appalti.

Sul piano performance, dovrebbero vigilare i componenti dell’Organismo interno di valutazione (Oiv), che è di nomina politica. Ma spesso si leggono piani di performance con obiettivi ridicoli avallati proprio dall’Oiv. E grazie a quegli obiettivi, che non hanno nulla di straordinario ma si limitano a dare contezza del lavoro ordinario, i dirigenti e, a cascata, i funzionari con posizioni organizzative e i dipendenti di quel settore o servizio incassano i premi di fine anno. Premi che per dirigenti che hanno una pesatura da 40.000 per la loro posizione sono di circa 10.000 euro , come dire una quattordicesima ed una quindicesima. Premi ben pagati se gli obiettivi fossero sfidanti e se gli obiettivi dell’anticorruzione, uguali per tutti dirigenti, fossero costantemente raggiunti e certificati 

Per il resto, c’è il Responsabile prevenzione corruzione e trasparenza, figura che quasi sempre coincide con il segretario generale, come nel caso del Comune di Pescara. Purtroppo anche in questo caso rimpiangiamo il passato.

I segretari comunali durante il Ventennio fascista, dopo aver vinto un concorso, venivano nominati dal prefetto. Con la nascita della Repubblica che, reintroduceva l’elezione degli enti locali, non fu innovata la procedura di nomina dei segretari che continuavano ad essere funzionari statali nominati dal prefetto. Tanti sindaci delle grandi città, proprio come sta avvenendo sul fronte dell’abrogazione dell’Abuso d’ufficio, si sono ritrovati nel chiedere che la nomina dei segretari fosse affidata a loro e non allo Stato. Quindi, ora i sindaci si scelgono il segretario generale e lo fanno rimanere in carica a loro piacimento. Anzi, a loro gradimento.

I segretari hanno un compito su  tutti: “collaborazione e funzioni di assistenza  giuridico-amministrativa  nei confronti  degli organi dell’ente  in ordine alla conformità dell’azione amministrativa alle leggi, allo statuto ed ai regolamenti”.

E per quale motivo un sindaco dovrebbe scegliere Tizio e non Caio e perché poi dovrebbe dare il suo gradimento al lavoro che questi svolge? Quando risulterebbe sgradito, cosa che avrebbe come conseguenza il termine del rapporto? Ricordiamo che il segretario, nel 90% dei casi, è anche il responsabile dei controlli anticorruzione.

Messe così le cose, dobbiamo porci una domanda: nelle maglie larghe del Codice degli appalti, quando si possono scoprire e denunciare appalti truccati e appalti affidati in modo non corretto? Quando l’Anac solleva questi dubbi pesanti, la magistratura penale ipotizza reati, quella contabile, se attenta e ben attenzionata, rileva danni erariali e chi, quindi, deve andare a finire sotto inchiesta.

Sta venendo meno anche il ruolo dei mass media, specie in provincia: l’inchiesta giornalistica è ormai merce rara, dimenticata, scomoda, impraticabile. La corruzione e lo sperpero di denaro pubblico sono generati da dirigenti incapaci o corrotti, politici corrotti o incapaci, informazione latitante che si alimenta solo con i comunicati stampa o con le conferenze stampa.

In tutto questo, l’opposizione non è assolta ma è complice, a sua insaputa nella migliore delle ipotesi.

L’opposizione torni a leggere le delibere, le determine, i piani performance, i piani anticorruzione e le loro attuazioni, gli organi di informazione facciano altrettanto, studiando, approfondendo, cercando di non andare dietro la comoda notizia somministrata,  priva di qualsiasi elaborazione critica e concettuale.

Ernesto Grippo

Archiviato in:Nuova Pescara Contrassegnato con: Codice degli appalti, Comuni, Mercato elettronico della Pubblica amministrazione, Organismo interno di valutazione, Responsabile prevenzione corruzione e trasparenza, Segretario generale

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