di Libero de Foscolo Ortis
Scusate, ma Yannik Sinner è italiano? Lo chiedo per il generale Roberto Vannacci, l’autore del libro Il mondo al contrario, dove ha scritto, tra le tante cose, che i tratti somatici della pallavolista Paola Egonu non rappresentano l’italianità. Dunque, il tennista Sinner, fresco trionfatore all’Atp di Pechino, numero quattro nel ranking mondiale, ha il pelo rosso come un irlandese, è sottile quanto un keniota, ha un nome popolare più in Francia che a Bordighera e un cognome, andiamo a intuito, di derivazione austroungarica. Cosa lo differenza realmente da Paola Egonu? Lui è bianco e lei nera. Avorio ed ebano.
La differenza di colore è, da un certa angolazione visiva, un grande problema. La madre di tutti i problemi, se vogliamo. Da un’altra angolazione, invece, si vedono due bei giovani, atleti stratosferici di caratura internazionale, tra i pochi vincenti in una nazione sportiva che, peschiamo a caso nello scrigno delle delusioni, ha cannato due qualificazioni ai Mondiali di calcio, era e rimane periferia del rugby e nella F1 non ne azzecca una da paio di lustri. Indiscutibilmente Yannik è bianco e Paola è nera. Ma a chi frega davvero? Beh, frega a Vannacci e a quanti lo hanno eletto neo paladino dell’italianità. L’Italianità, però, è un concetto nebuloso, mentre l’Italia è una nazione vera e propria, propagine meridionale dell’Europa e figlia di una storia infinita fatta anche di invasioni, immigrazione ed emigrazione. Una nazione in perenne evoluzione come lo sono tutte le altre. I genitori di Yannik si chiamano Hanspeter e Siglinde, quelli di Paola Ambrose ed Eunice. Non sono nomi italiani? Perché Ginevra lo è? Non hanno i colori distintivi degli italiani? E quali sarebbero questi colori? Capelli e occhi castani? Beh, si mettano al bando quelli con gli occhi chiari, i biondi e chi biondo vuole essere e si tinge i capelli. E, vista la par condicio, vale anche per le finte bionde. Casualmente, la nostra premier Giorgia Meloni non ha gli occhi scuri, si tinge i capelli di un biondo abbagliante e ha chiamato la figlia come una città svizzera. Non è italiana? Semmai, non è assimilabile all’italianità, quel concetto nebuloso di cui sopra che non unisce una nazione. La divide.