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Rete ospedaliera d’Abruzzo, l’odissea continua

10 Dicembre 2024 da Redazione

di Antonio Ciofani* e Fiorella Cesaroni**

Sulla stampa locale, il 29 marzo 2024 , il presidente della regione Abruzzo Marco Marsilio su temi sanitari … “Per quanto riguarda i DEA di 2° Livello abbiamo adottato una rete ospedaliera innovativa, che esce dai limiti centralistici che impone il Decreto Lorenzin. Se fosse venuto un Commissario da Roma avrebbe fatto un DEA di 2° Livello a Pescara e basta, ma si può lasciare l’intero Abruzzo senza una sanità di emergenza che può dare risposte al 100 %? Noi abbiamo fatto una Rete per creare un rapporto tra Pescara e Chieti, L’Aquila e Teramo dove si compensano le prestazioni. Un esperimento che il Ministero della Salute utilizzerà per tutte le regioni che hanno meno di 2 milioni di abitanti”. Passata la stagione elettorale europea, regionale e comunale, abbiamo ora il dovere, come medici e come Associazioni dell’utenza, di segnalare ai cittadini i gravi errori, sia sul piano tecnico-assistenziale che su quello programmatorio, contenuti nelle dichiarazioni del presidente della Regione.


1) “Abbiamo adottato una rete ospedaliera innovativa che esce dai limiti centralistici imposti dal Decreto Lorenzin” : E’ vero proprio il contrario, una moderna rete ospedaliera che dà il massimo delle chance al paziente complesso di essere salvato, è per definizione centralistica, nel senso che è strutturata per livelli gerarchici di complessità degli ospedali che la compongono. Gli ospedali hub (di 2° livello) dotati cioè di tutte le discipline, vanno localizzati nelle aree più popolose, che hanno casistiche tali da mantenere le équipes esperte e giustificare gli enormi costi delle tecnologie di oggi: sono punti di riferimento per gli altri nosocomi.
2) “Se fosse venuto un Commissario da Roma avrebbe fatto un DEA di 2° livello a Pescara e basta, ma si può lasciare l’Abruzzo senza una sanità di emergenza che può dare risposte al 100%?” Quindi il presidente ammette che il DEA di 2° livello va localizzato a Pescara, ma non si fa questa scelta per non lasciare l’intero Abruzzo senza sanità di emergenza. Ma è vero proprio il contrario, è per questa mancata scelta che l’intero Abruzzo continua a rimanere l’unica regione senza almeno un servizio salvavita rappresentato dal DEA di 2° livello, condannata così a rimanere periferia sanitaria e con l’obbligo di far riferimento agli hub romani o di Ancona, i più vicini dotati di DEA di 2° livello.
3) “Noi abbiamo fatto una Rete per creare un rapporto tra Pescara e Chieti, L’Aquila e Teramo dove si compensano le prestazioni.” Ma che cosa significa “si compensano le prestazioni” ? Nulla! Le specialità ad alta intensità assistenziale dei DEA di 2° livello DEVONO (per legge e per logica comune) essere concentrate in un unico Ospedale per salvare i pazienti complessi e non possono essere disseminate in più strutture per motivi elettorali e campanilistici per accontentare tutti e costringere i malati gravi ad essere sballottati da un ospedale all’altro con conseguenze letali. Proprio i bassi volumi di attività e la loro frammentazione portano a prestazioni inappropriate e ad esiti di salute non conformi agli standard di qualità indicati dalle direttive nazionali e dalle linee guida internazionali. Così non è garantita la sicurezza delle cure.
4) “Un esperimento che il Ministero della Salute utilizzerà per tutte le regioni che hanno meno di 2 milioni di abitanti”. Ma la verità è che tutte le regioni con meno di 2 milioni di abitanti (Liguria 1,508 milioni, Friuli 1,195 ml, Marche 1,525 ml, Umbria 0,882 ml, Molise 0,290 ml, Basilicata 0,530 ml, Calabria 1,9 ml, Sardegna 1,567 ml), tranne l’Abruzzo 1,27 ml, hanno già applicato da molto tempo il decreto in oggetto e sono dotate di almeno 1 DEA di 2° Livello per i loro cittadini: il DM 70 è stato concepito da super esperti di organizzazione sanitaria in base ai moderni criteri di medicina ospedaliera, tesa a dare il massimo delle chances di essere salvati ai pazienti molto complessi. Per gli abruzzesi queste chance, con il varo della Autonomia differenziata, si allontaneranno ulteriormente e la regione si presenterà all’individuazione di ospedali di riferimento nazionale, preannunciata dal ministro Schillaci al Forum di Arezzo sul risk management, con la
suesposta rete monca. E la requisitoria del procuratore regionale della Corte dei Conti, nel rendiconto generale della Regione Abruzzo per l’esercizio finanziario 2023, rileva per “l’alta complessità ospedaliera” un saldo negativo pari a 117.796.239 euro.
Dunque il Documento di Rete Ospedaliera votato in Consiglio Regionale a dicembre 2023 (LR 60/2023) che prevede l’individuazione dei DEA di 2° livello entro tre anni (ne è già passato inutilmente uno) è solo un pezzo di carta?

*Consulta Clinica per il DEA di 2° livello, Pescara
**Coordinamento delle Associazioni dell’Utenza, Pescara

Archiviato in:Opinioni, Salute e Sanità Contrassegnato con: Antonio Ciofani, Consulta clinica, Coordinamento delle Associazioni dell'Utenza, Dea di 2° livello, Fiorella Cesaroni, Marco Marsilio, Ospedale di Pescara

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