Sergio Staino è morto ieri mattina a 83 anni, dopo una lunga malattia. Vignettista, autore televisivo, direttore dell’Unità, si è spento nell’ospedale di Firenze dove era ricoverato da qualche giorno. Anche le matite migliori con il tempo si consumano. E la matita di Staino era stata davvero buona, tanto che scorreva da sola sulle tavole che il suo autore quasi non vedeva più, reso quasi cieco da una patologia alla retina che lo aveva colpito a soli 37 anni. Staino, però, non si era mai arreso a questa difficoltà, continuando a disegnare a mano e poi aiutato dalla tecnologia. “Il disegno lo penso sempre molto, così mi sono accorto che sul foglio la mia mano destra si muoveva da sola e disegnava quello che io avevo in testa”, così raccontava Staino, svelando il suo trucco.
Per i lettori era soprattutto l’alter ego di Bobo, l’omone con gli occhiali inforcati sul grosso naso, il marxista-leninista che con il suo sarcasmo ha introdotto una sferzante autoironia nella riflessione interna della sinistra italiana degli ultimi decenni. Bobo è stata la guida delle grandi sedute psicanalitiche collettive per tutta una parte di elettorato. Mezzo Umberto Eco e mezzo Staino stesso, Bobo aveva un metodo di analisi della realtà arguto e intelligente, come ora riconoscono anche gli avversari politici.
Sergio Staino, toscano nato a Piancastagnaio, in provincia di Siena, aveva esordito da fumettista proprio con Bobo sulla rivista Linus, nel 1979. Negli anni Ottanta iniziò a collaborare con Il Messaggero e L’Unità. Nel 1986 fondò e diresse il settimanale satirico Tango e l’anno successivo realizzò per Rai3 il programma TeleTango. Numerose le sue collaborazioni come autore televisivo e in testate giornalistiche, tra le quali Avvenire, con la striscia Hello Jesus. È stato lui l’ultimo direttore dell’Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci. Nominato nel 2016, si dimise il 6 aprile 2017 in seguito allo sciopero dei giornalisti per la riduzione del 60% del personale, motivando la sua decisione con la sfiducia manifestata dai colleghi nei suoi confronti in seguito alla posizione da lui assunta nella vicenda. Riprese la direzione a maggio e guidò il giornale fino alla chiusura del 2 giugno 2017.
La lucida capacità di interpretazione dei fatti ha portato Staino ad assumere anche posizioni non in linea con la sua appartenenza politica. Si dissociò dal lancio delle monetine contro Craxi, davanti all’Hotel Raphael a Roma, e non lesinò riflessioni amare sulle storture della politica, dimostrandosi insofferente alla disciplina di partito. “È stato spesso un feroce critico e allo stesso tempo un affettuoso fratello maggiore” ,dice di lui Matteo Renzi, mentre l’avversario Vittorio Sgarbi ha riconosciuto in lui “un amico, affettuoso e severo con me, ma pronto al divertimento e al gioco che oggi non sembrano più possibili”.
Michela Di Michele